mercoledì 23 novembre 2011

Legambiente incontra il Ministro dell’Ambiente per lo stop alle piattaforme petrolifere : “Il vero petrolio per la Puglia è il turismo”

Legambiente incontra il Ministro dell’Ambiente per lo stop alle piattaforme petrolifere : “Il vero petrolio per la Puglia è il turismo”
22/11/2011
Legambiente, a pochi giorni dalla sua nomina, ha incontrato, stamane, il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, per delineare un percorso costruttivo al fine di pianificare ed attuare politiche ambientali efficaci per il nostro Paese. Fra le numerose istanze sollevate dall’associazione del cigno verde è stata ben evidenziata quella inerente le piattaforme petrolifere lungo la costa adriatica ed in particolare al largo della Puglia. A questo proposito Legambiente ha sottolineato con chiarezza al Ministro la propria posizione che vede il rilancio del settore energetico nel nostro Paese come inevitabile ma basato su innovazione, efficienza e rinnovabili e non certo sulla produzione di energia basata sugli idrocarburi, che oltre ad essere una seria minaccia per l’ambiente, appartiene alla preistoria energetica.

“Di fronte alle proteste unanimi di associazioni, Comuni, Province e Regione ci auguriamo che il Ministro, che ha mostrato grande attenzione al problema, blocchi tutte le attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi al largo della Puglia. –dichiara Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia- Tali attività oltre a rappresentare una seria minaccia per la conservazione della biodiversità andrebbero in controtendenza rispetto alle scelte fatte dalla Regione Puglia che negli ultimi anni ha puntato sul turismo di qualità, sulle fonti energetiche rinnovabili e sulla tutela del territorio e delle aree protette. Sono queste il vero petrolio della Puglia”.


Con il dossier Un mare di trivelle, Legambiente ricorda che in Italia, nella corsa all’oro nero, il mare non viene risparmiato: sono 25 i permessi di ricerca già rilasciati al 31 maggio 2011 al fine di estrarre idrocarburi dai fondali marini, per un totale di quasi 12mila kmq a mare, pari ad una superficie di poco inferiore alla regione Campania. Nello scorso anno, in Italia sono state estratte poco più di 5 milioni di tonnellate di petrolio (4,4 milioni di tonnellate a terra e circa 700mila tonnellate a mare), pari al 7% dei consumi totali nazionali di greggio.

“Siamo di fronte ad un vero e proprio assedio del Mare Nostrum da parte delle compagnie straniere, che hanno presentato il 90% delle istanze di ricerca nel mare del nostro Paese, considerato il nuovo Eldorado, grazie alle condizioni molto vantaggiose per cercare ed estrarre idrocarburi –continua Tarantini-. Ma, come ripetiamo da anni, il gioco non vale la candela e le nuove piattaforme petrolifere rappresentano una seria ipoteca sul futuro delle nostre coste, come ha dimostrato la tragedia ambientale del Golfo del Messico. Infatti, secondo il Ministero dello Sviluppo Economico le riserve stimate di petrolio sono pari a 187 milioni di tonnellate che, considerando il tasso di consumo del 2010 di 73,2 milioni di tonnellate, verrebbero consumate in soli 30 mesi, cioè in 2 anni e mezzo”.

Sul fronte dei ricorsi amministrativi, rimane tutto fermo fino al prossimo 22 marzo 2012, quando il Tar del Lazio si esprimerà sul merito dei ricorsi di Legambiente,Wwf, Csn, Lipu e Fai per l’annullamento del decreto del Ministero dell’Ambiente del 29 marzo scorso che ha espresso giudizio positivo di compatibilità ambientale al programma di trivellazioni proposto da Petroceltic al largo delle isole Tremiti.

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